«Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro» (Gv 20,1). Maria di Màgdala si trova di fronte al “vuoto” del sepolcro. Sepolcro che invece doveva contenere il corpo di Cristo morto tre giorno prima.
Oggi sappiamo che quel vuoto è l’origine di tutto. È l’origine della nostra fede. È l’origine del tempo cristiano. Carlo Rovelli dice che il tempo (fisico) nasce dal vuoto. Aristotele ci ha lasciato detto che “il tempo è la misura del cambiamento”. Quel vuoto ha cambiato tutto: la visione delle cose, ma soprattutto la visione dell’uomo. Tutte le filosofie esistenti fino a quel momento (e anche quelle che verranno) non avevano generato nessuna riflessione sull’uomo, come quella che maturerà nel corso del tempo all’interno del cristianesimo. Cristo ha cambiato tutto, tanto che misuriamo il tempo della nostra storia a partire dalla sua nascita terrena.
Ci piace ricordare il poeta del XIII sec. Sàdi di Shirāz (il 21 aprile, gli è dedicata la giornata dagli iraniani), che ha scritto la poesia “Il giardino delle rose” e che è stata posta su un cippo all’ingresso della sede del palazzo ONU:
Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo
sono della stessa essenza.
Quando il tempo affligge con il dolore
una parte del corpo
le altre parti soffrono.
Se tu non senti la pena degli altri
non meriti di essere chiamato uomo.
Buona Pasqua