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L’Enjoy Basket rinuncia alla Serie D

  • Settembre 6, 2023
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L’Enjoy Basket rinuncia alla Serie D

(di Antonio Guarino) Con un comunicato pubblicato lo scorso 28 luglio sui propri profili social, l’Enjoy Basket ha annunciato che non parteciperà al prossimo campionato di Serie D. La decisione – secondo quanto riportato dalla stessa società arzanese – è stata dettata dalla situazione a dir poco comatosa in cui versa la quasi totalità degli impianti sportivi presenti sul territorio. Per saperne di più e approfondire la notizia, La Voce di Arzano ha intervistato Matteo De Rosa, socio fondatore, cestista e istruttore responsabile del settore minibasket dell’Enjoy Basket.

Matteo, la rinuncia alla Serie D è stata una scelta sofferta, ma inevitabile. Quali sono state le ragioni che vi hanno convinto a fare un passo indietro in tal senso e quando è maturata la convinzione che non si potesse fare diversamente?

La decisione di rinunciare alla Serie D è stata molto sofferta, ma l’abbiamo maturata piano piano. È già stato molto difficile portare a termine lo scorso campionato, visto che da febbraio siamo stati costretti a giocare a porte chiuse. Purtroppo non c’è stata alternativa, abbiamo aspettato fino al termine ultimo per iscriverci al campionato, ma non avendo notizie concrete e reali sugli impianti disponibili riteniamo di aver preso la scelta più giusta

L’esperienza della squadra che lo scorso anno si è spinta fino alle semifinali per accedere in C è destinata a terminare o potrebbe ripartire da una categoria inferiore?

Vorremmo continuare ad avere una prima squadra, magari ripartendo da una categoria inferiore. Qualora fosse possibile proveremo a farlo investendo sui nostri ragazzi. Seppur nati da appena 10 anni, abbiamo un gruppo di 2004/2005/2006 – i nostri primi tesserati – che sono pronti a vivere un’esperienza da protagonisti

Nel comunicato con cui avete annunciato la rinuncia alla Serie D, avete scritto che la scelta è dettata, in modo particolare, dalla volontà di preservare e continuare il lavoro svolto con il settore giovanile e il minibasket. L’attuale condizione di sofferenza di strutture per lo sport in cui versa la Città può o sta già influendo negativamente anche su questa attività?

La nostra idea è quella di portare avanti settore giovanile e minibasket. Purtroppo, però, non possiamo fare progetti a lungo termine dal momento che non sappiamo quali saranno le strutture disponibili, i giorni e nemmeno gli orari per le nostre attività. Per cui vi rigiro la domanda: è possibile fare sport così?

In quello stesso comunicato pubblicato a fine luglio, avete parlato di “contesto di degrado” favorito da chi “ha altri interessi da tutelare”: di chi e a cosa facevate specifico riferimento?

Ci riferiamo al fatto che manca completamente un dialogo istituzionale tra i vari attori. Non è pensabile fare sport, utilizzando strutture comunali e scolastiche, se non si crea un tavolo stabile di confronto tra dirigenti scolastici, associazione e Comune. Le strutture sportive, inoltre, versano in uno stato di totale abbandono. Alcune sono chiuse da almeno 10-15 anni, ma facciamo finta di niente. Quelle ristrutturate, come la palestra scolastica di Piazza Dei Martiri, non sono ancora utilizzabili. La stessa incongruenza riguarda la palestra dell’istituto professionale Don Geremia Piscopo e quella del Liceo Scientifico Giordano Bruno, che sono di competenza della Città Metropolitana di Napoli. Un paradosso allucinante, frutto di una programmazione politica in tal senso inesistente. Verrà il giorno in cui qualcuno si assumerà la responsabilità di certe conseguenze?

Sul tema, però, c’è chi punta il dito anche contro di voi, affermando che all’interno della vostra associazione operano persone che, in un passato molto recente, hanno gestito la “cosa pubblica” e che, in quanto tali, sarebbero corresponsabili dell’attuale situazione in cui versano gli impianti sportivi cittadini. Cosa rispondete a chi sostiene ciò?

Certe considerazioni fanno sorridere, perché sono il frutto di quello scaricabarile di responsabilità cronico di chi riveste certi ruoli istituzionali e politici ad Arzano. Ho letto anche di ‘lotta’ tra noi e il Comune e questa domanda mi fornisce l’occasione di chiarire un passaggio importante: noi non siamo in lotta con nessuno e non abbiamo voglia di mettere i bastoni tra le ruote a nessuno. Vogliamo semplicemente fare sport ad Arzano e per i ragazzi di Arzano, nella legalità e soprattutto nella trasparenza. Farlo, però, in un contesto come il nostro in cui l’anormalità diventa normalità, è il più delle volte difficile e deprimente

Per chi osserva da fuori, la sensazione è che gli stessi rapporti tra le realtà sportive arzanesi non siano proprio dei migliori.

I rapporti con le altre associazioni sono frutto di una distorsione delle condizioni in cui operiamo. Ogni anno ci ritroviamo a settembre a dover contrattare tra di noi gli orari e a litigare per avere un quarto d’ora in più o in meno. Sfido chiunque ad avere dei rapporti sereni. Tra l’altro siamo oramai prossimi all’inizio della nuova stagione e su questo versante non abbiamo ancora nessuna notizia. Tutto tace

Da associazione tra le più giovani e attive sul territorio, c’è un messaggio che, dalle colonne de La Voce, sentite di voler lanciare all’intera comunità sportiva cittadina?

Il messaggio è quello di provare a costruire per il futuro, non accontentandoci del poco che abbiamo oggi, ma di provare insieme a fare qualcosa in più per i ragazzi e il territorio. Non trovate sia eticamente antisportivo, oltre che incoerente, dover sperare che qualcuno smetta di fare attività per avere più spazi da utilizzare? Ogni associazione, poi, è libera di trasmettere i valori che ritiene più meritevoli, è una questione di scelte. Noi siamo contenti di quello che siamo riusciti a costruire. In termini sportivi abbiamo forse ancora molto su cui lavorare, ma sin dall’inizio (dal 2013, ndr) la nostra mission è stata quella di preparare persone ancor prima che atleti. Siamo orgogliosi dei ragazzi che abbiamo allenato e aiutato a crescere. Molti di loro oggi sono giovani uomini, portatori di virtù importanti e di un grande spirito critico. Sono loro il ricambio generazionale di cui ha bisogno Arzano

Antonio Guarino

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