Attualità

Non è un giorno come un altro

  • Maggio 5, 2023
  • 2 min read
Non è un giorno come un altro

(di Giovanni Bevilacqua) La Gazzetta dello Sport: “Napoli in paradiso”.

Il Corriere dello Sport: “Inchinatevi”.

Questi i titoli di due dei tre giornali quotidiani sportivi di stamattina.

Ho letto che il Parroco di S. Agrippino ha fatto suonare le campane a festa scendendo in piazza e sventolando una bandiera.

Come se avessimo avuto bisogno di conferme di quanto il linguaggio e i gesti del calcio usi modi e suoni della religione. Il paradiso, l’inchino, il suono delle campane: la vita e il sentire religioso sono dalla stessa parte. Imbandierare i balconi con drappi azzurri, non vi ricorda quelle belle coperte stese in onore del Santo (il più delle volte una Madonna) che passava in strada?

Allo stadio si cantava con Pino Daniele ma anche con il solito classico napoletano ‘O surdato nnammurato.

Guardando le bandiere che sventolano per strada ho notato, con piacere, la presenza del ciuccio. Qualche tempo fa era il simbolo per eccellenza della squadra. È presente anche nel presepe, in compagnia del bue. Quello presente sul presepe, però, riguardosamente lo chiamiamo asino o asinello. La nostra lingua conosce e chiama il quadrupede a suo modo. Si gridava anche “Ciuccio fa tu”, che non sento più. Il ciuccio è, per i napoletani, il simbolo della pazienza (il Napoli non vinceva mai, ma sapeva attendere il momento della gloria che sarebbe sicuramente arrivato); anche l’asino del presente sul presepe ha lo stesso significato. Ecco allora il raggiungimento del Paradiso, abbiamo avuto una Santa pazienza e meritiamo che gli altri si inchinino davanti al vincitore.

Grazie Napoli. Questi sono momenti necessari alla vita di questa gente. Il canto forte e corale sale al Cielo, è un canto desideroso che il miracolo di oggi non resti isolato e non riguardi solo il calcio.

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